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di Roberto
Bracco
Parte
Seconda: La Glossolalia nella Bibbia
1.
Che
cos'è la "glossolalia" e quali
manifestazioni produce
2.
La
"glossolalia" nella Bibbia
3. La
"glossolalia" come segno esteriore del
"Battesimo" di potenza
4.
Biblicità
ed attualità del dono delle lingue
1.
Che
cos'è la "glossolalia" e quali
manifestazioni produce
La
"glossolalia" o "dono delle lingue"
viene presentata dalla Bibbia come componente della
vita carismatica della chiesa.
Nel catalogo paolino contenuto
nellepistola ai Corinzi trova il proprio posto fra
i doni che conferiscono capacità soprannaturale per
parlare.
Tutti
i doni spirituali conferiscono capacità
soprannaturali; cioè si
manifestano, attraverso i credenti non ignorando, ma
superando la loro personalità; intelligenza,
azione, parola, quando scaturiscono dallo Spirito,
rendono il cristiano uno
strumento che compie lopera soprannaturale di
Dio.
La
glossolalia può essere considerata fra i doni
che, in modo più evidente e diretto, dimostrano
la soprannaturalità della propria essenza,
perché essa permette al credente di esprimersi
in "lingue" sconosciute senza
lintervento dellintelligenza o della
cultura.
Il
fenomeno spirituale non può essere studiato e
compreso a mezzo della scienza medica,
psicologica o filologica perché appartiene alla
sfera del divino dove la sovranità di Dio si
esprime "al di fuori" e "al di
sopra" delle leggi spirituali conosciute
dalluomo.
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I tentativi compiuti dalle
varie discipline scientifiche per interpretare il
fenomeno, si sono sempre dimostrati inefficaci.
La
"glossolalia", dunque,
è quel
dono spirituale che si "sostituisce" alla
lingua del credente e gli consente di esprimersi in
una "lingua" a lui sconosciuta.
Ovviamente
la "sostituzione" coinvolge
direttamente anche la mente perché la "parola
espressa" rappresenta semplicemente, e per
tutti, la manifestazione del pensiero.
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Il
glossolalo invece parla, ma non comprende il proprio
discorso, le proprie parole perché sono
"proprie" soltanto entro i limiti
delluso delle corde vocali e delle emissioni di
fiato cioè entro i
limiti della "partecipazione fisica";
naturalmente cè di proprio la disponibilità
spirituale.
Lessere
usato dallo Spirito implica la realizzazione di
una esperienza, che anche se non è razionale, è
ugualmente edificativa ed edificante; "parlare
in lingue" per lo Spirito costituisce quindi,
come vedremo più chiaramente in seguito, sempre
una benedizione.
2. La "glossolalia"
nella Bibbia
Che luomo possa improvvisamente
parlare in una lingua a lui sconosciuta è ammesso
generalmente da molti, ma il fenomeno viene interpretato
nelle più diverse maniere, anche perché, dobbiamo
ammetterlo, si verifica nelle più diverse sfere della
vita spirituale e nelle più diverse forme; ma in questo
breve e modesto scritto intendo affrontare "esclusivamente"
il
problema della glossolalia in relazione alla vita
carismatica alla luce della Scrittura, ignorando
quindi gli studi che sono stati compiuti per affrontare
largomento da punti di vista profani.
1.
Già nel primo libro della
Bibbia viene rapidamente descritto lintervento
di Dio fra gli uomini che avevano programmato la
costruzione di una città e di una torre che doveva
giungere fino al cielo.
Lambizioso progetto non poteva
essere approvato da Dio che sentenziò: « ... scendiamo
e confondiamo la loro favella; acciocché luno non
intenda la favella dellaltro
»
(Gen. 11:7). Il Signore
confuse quivi la favella di tutta la terra (Genesi
11:9).
Lesegesi del passo può
farci concludere che in Babilonia ognuno comprendeva
se stesso, ma nessuno comprendeva laltro; ma
comunque un popolo, fino a quel giorno unito da un
unico linguaggio, diviene improvvisamente matrice
delle più diverse lingue.
Non possiamo certo
identificare il "dono delle lingue" col
miracolo di Babilonia o viceversa, possiamo però
rilevare che quando
il "divino" sinserisce
nellumano, possono verificarsi quei
fenomeni che molti si ostinano a voler
comprendere e spiegare a livello della ragione. |
2.
La Bibbia, dopo il passo
ricordato, non torna più a parlare in maniera
esplicita del miracolo delle lingue.
(Personalmente rifiuto
linterpretazione di alcuni che vogliono vedere
in
Deut.
28:49
un riferimento alla
glossolalia).
Questo passo può essere messo in
parallelo con Isaia 33:19
Salmo 81:5 e Ger. 5:15; sono evidenti riferimenti a
quei popoli stranieri la cui lingua non può essere
compresa in Israele appunto perché "straniera",
lingua però ben compresa dai popoli che la parlano.
3.
Paolo nella prima epistola
ai Corinzi cita un passo della "legge" che
rappresenta una profezia relativa alla glossolalia.
Sembra che per "legge"
lApostolo
voglia dire "Antico Testamento" perché
lunico passo che può essere considerato
corrispondente a quello citato nella epistola è quello
contenuto nel profeta Isaia28:11 «Con labbra balbettanti
e con lingue straniere parlerà a questo popolo» .
Ma
anche questa profezia rimane avvolta da quell'ermetismo
che caratterizza gli annunci di realtà che possono avere
la loro spiegazione precisa soltanto quando si compiono.
4. Non
possiamo escludere che la glossolalia possa anche
avere avuto un posto ed una manifestazione nei
circoli profetici, specialmente quando si
determinavano fenomeni estatici collettivi (1ª Sam. 19:20-24)
Ma questo rimane nel campo
dellipotesi e, onestamente, dobbiamo riconoscere
che non si può compiere una ricostruzione storica
basandola sopra congetture personali.
5.
Vogliamo anzi annotare che
neanche Gioele, definito il profeta dello Spirito
Santo, che pure indugia nel parlare delle esperienze
o dei doni spirituali, fa menzione della glossolalia.
Queste constatazioni spiegano
perché il soggetto, scarsamente documentato biblicamente,
suscita tante perplessità in quegli studiosi della
Scrittura, che privi di una esperienza carismatica
diretta, cercano almeno lausilio di una copiosa
letteratura chiarificatrice per comprendere e quindi
spiegare il soggetto stesso.
LAntico Testamento è avaro di
citazioni utili ad approfondire il problema ed il Nuovo
Testamento è stringato, ma ci fornisce, comunque, tutte
le indicazioni utili alla comprensione, anche teologica,
di unesperienza spirituale che diviene
completamente chiara quando il credente la realizza e
può confrontarla con la Scrittura.
6.
I quattro Vangeli
espongono, completandosi vicendevolmente, la dottrina
dello Spirito Santo; ci fanno conoscere che
guida, rivela, parla per il
credente;
lo Spirito convince il mondo di peccato,
consola il fedele, lo difende,
può essere ricevuto in "misura" sempre
più abbondante,
è dato a tutti coloro che Lo desiderano e Lo
chiedono
(Luca
11:13 Giov. 7:37-39).
Levangelista Giovanni ricorda le
dichiarazioni più solenni del Maestro in riferimento
allo Spirito:
«Chiunque
ha sete
chi crede in me dal suo ventre coleranno
fiumi
»
«È utile
che io me ne vada
Il Consolatore verrà a voi»
«Esso vi guiderà
» (Giov. 7:37-39).
Nonostante
questabbondanza di materiale di studio, la
sola citazione relativa alla
"glossolalia"
la troviamo nellultimo capitolo del Vangelo di
Marco e, cosa che può apparire sorprendente, non
in riferimento al soggetto dello Spirito Santo, ma a
quello della fede:
«Questi segni
accompagneranno coloro che avranno
creduto
parleranno nuovi linguaggi» (Marco 16:17).
Voglio
subito far notare che la glossolalia è
indicata come un "segno
didentificazione del credente"
e non come "segno
di riconoscimento del battesimo dello Spirito
Santo".
I credenti
presentano al mondo, assieme alla loro
vita rigenerata e alle loro opere
luminose, levidenza di una fede
operante: esorcismo, taumaturgia,
glossolalia che si uniranno ad una
miracolosa invulnerabilità che li
preserverà dal veleno dei serpenti o da
quello delle bevande mortifere.
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Non posso chiudere questa
parentesi senza aggiungere che questo verso del
Vangelo di Marco illustra una condizione
collettiva e
non personale e le
operazioni soprannaturali rappresentano quindi il
patrimonio della chiesa,
costituito dalla fusione dei doni e delle esperienze
dei singoli credenti (1ª
Cor. 12:11-30).
Questa precisazione non vuole ancora
affrontare il problema della relazione fra battesimo
nello Spirito e glossolalia, ma vuole essere
sottolineatura del primo passo neotestamentario relativo
al nostro soggetto.
7.
Dobbiamo giungere a Fatti 2:4 per
trovare il passo successivo e questo cintroduce
pienamente nellargomento perché ci descrive
lesperienza dei cristiani raccolti
nellAlto Solaio di Gerusalemme.
Io ritengo che
questo passo sia il più esauriente non soltanto
nella descrizione del fenomeno allepoca
apostolica, ma anche nellillustrarne tanto
laspetto formale, quanto i contenuti
sostanziali.
Voglio ricordare che il titolo di
questo scritto è "la glossolalia" e quindi non
posso cedere allinvito di dilatarlo oltre i
naturali confini per entrare nelle allettanti
articolazioni della teologia dello Spirito Santo, ma non
posso neppure sottrarmi ad una breve analisi esegetica
delle parole del passo citato e di quelle del contesto.
3.
La
"glossolalia" come segno esteriore del
"Battesimo" di potenza
I cristiani di
Gerusalemme «cominciarono
a parlare lingue straniere secondo che lo Spirito
dava loro a ragionare», dopo
che «furono
riempiti», ma è anche utile
ricordare le sequenze rapidissime che si susseguirono
nel giorno della Pentecoste:
«Dal
cielo» «un suono»
«come di vento impetuoso che soffia»
che
«riempì tutta la casa».
«Apparvero delle lingue spartite»
«come di fuoco»
«sopra ciascuno di loro»
«tutti furono ripieni di Spirito Santo» (Fatti 2:2-3).
Se la Pentecoste viene
accettata come modello, come prototipo del battesimo
nello Spirito, deve essere anche accettata come punto di
riferimento per lo studio della glossolalia.
Il battesimo non è solo
conoscere lo Spirito, realizzare un'azione dello
Spirito, ricevere uneffusione di Spirito, ma è
«essere riempiti
dello Spirito»
(Fatti 2:4).
Il battesimo
è realizzare la forza impetuosa del vento, la
luce risplendente ed il calore del fuoco, la
saturazione della personalità compiuta dalla
potenza dello Spirito.
Il battesimo è luce,
potenza, vita in una misura che qualifica per il
servizio, che rende pronti per la lotta
(Fatti 1:8).
Soltanto in Fatti 2 abbiamo la precisa
descrizione degli elementi che hanno caratterizzata la
Pentecoste, ma non è ardito affermare che questa pagina
della Scrittura ci è stata data per
fornirci il modello, la pietra di paragone, per poter
sempre individuare un autentico battesimo nello
Spirito.
La Pentecoste
individuale o collettiva deve giungere alla
glossolalia attraverso il battesimo e deve
manifestare il battesimo nella successione di
quelle precise realtà che possiamo esemplificare
o figurare nel vento, nel fuoco
nella
pienezza. |
Giustamente ha fatto
osservare il Tozer che " la promessa
espressa da Gesù in Atti 1:8
«Voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà
su di voi», non si riferisce a due
realtà separate "Spirito"
e "Potenza", ma ad
una sola realtà: "Spirito",
che ha in Se stesso e, quindi, conferisce
Potenza".
Non
è possibile quindi realizzare il battesimo nello
Spirito, senza realizzare anche potenza
o, come possiamo esprimerci tipologicamente, senza
presenza del vento, del fuoco, della pienezza.
Che
lesperienza del battesimo sia sempre
caratterizzata da unevidenza sensibile è
confermato in modo inequivocabile dal libro dei Fatti:
dalle parole di Pietro: «
ha
sparso quello che voi VEDETE ed UDITE
» (Fatti 2:33),
ed ancora in altri versi: «
VEDENDO
che per limposizione delle mani degli
apostoli, lo Spirito Santo era dato
» (Fatti 8:18);
«
li UDIVANO
parlare lingue e magnificare Dio» (Fatti 10:46);
«
lo
Spirito Santo venne sopra loro e parlavano lingue
strane e profetizzavano
» (Fatti 19:6).
Che
questa "evidenza" ci proponga il tema della
glossolalia mi sembra fuori dubbio, come fuori dubbio
mi sembra che il tema della "glossolalia"
non possa mai essere dissociato da quello del
battesimo nello Spirito.
Soltanto
la pienezza del battesimo produce la immediata e
quasi irrefrenabile manifestazione carismatica
delle lingue.
Non voglio affermare,
sia ben chiaro, che il credente non possa realizzare
e quindi esercitare alcuni doni spirituali anche
prima
e senza
il battesimo nello
Spirito (Luca 10:27), ma voglio soltanto
precisare che il "battesimo"
è reso evidente "immediatamente" perché
non può non essere accompagnato da una esuberante
manifestazione carismatica.
Anzi voglio far notare, perché
sembra che molti labbiano dimenticato, che «quei
discepoli che sembravano ebbri
» (Atti 2:13) «ragionavano
le cose grandi di Dio
» (Atti 2:11) «magnificavano
Dio
» (Atti 10:46); voglio far notare, ripeto, che
levidenza del battesimo non è data soltanto dalla
glossolalia, ma dalla
glossolalia unita, potenziata, da un fiume di gloria che
sgorga da un credente realmente inebriato dallo Spirito.
Il "battesimo" non
è lesperienza di unora e tanto meno
una manifestazione fredda, priva di emotività e
la glossolalia non è, non può essere, un
fenomeno arido che lascia il credente quasi
indifferente.
Questo dono dello Spirito,
proprio perché si esprime fuori dalla ragione e
quindi della partecipazione intellettuale del
credente, è il più qualificato per suscitare
profonde emozioni tanto in colui che lo
esperimenta e lo esercita, tanto in coloro che lo
partecipano dallesterno. |
4. Biblicità
ed attualità del dono delle lingue
Ma
forse per ora non è tanto importante delineare le
caratteristiche formali e sostanziali del "dono
delle lingue", quanto insistere sulla perfetta
biblicità del fenomeno.
Annunciato velatamente nellAntico
Testamento,
appare nel
Vangelo e viene promesso come manifestazione
carismatica e come segno distintivo della
chiesa.
La chiesa degli
Atti, dalla Pentecoste in poi, realizza
il dono divino e lo esercita come normale
manifestazione della vita cristiana.
LApostolo Paolo nella prima
epistola ai Corinzi, che è anche lunica ad
affrontare esaurientemente il soggetto del "culto
comunitario", non soltanto ci fa sapere che
il "dono delle lingue" è presente ed attivo
nella chiesa, ma ci fornisce anche tutte le delucidazioni
necessarie a chiarire la "dottrina" della
glossolalia, come particolare di quella più vasta della
vita carismatica della chiesa.
Che
il fenomeno non sia tramontato assieme alla chiesa
apostolica è ampiamente provato dalla storia e
specialmente dalla "storia
dellaltra chiesa"
come uno scrittore ha amato definire la
catena ininterrotta di quei movimenti di risveglio
che hanno regolarmente fatto rivivere nel proprio
seno, assieme alle più evidenti manifestazioni della
"grazia", i doni spirituali congiunti o
derivanti da questa.
Nella
nostra generazione, poi, il problema è di
scottante attualità perché riproposto prima dal
movimento definito "pentecostale" e
quindi ribadito con vivacità, ma forse anche con
imprecisione, dai tanti movimenti generalmente
censiti sotto il nome di "neo-pentecostali"
o quello più ambizioso di "carismatici".
E proprio perché di attualità
desidero esprimere il mio pensiero su questo
appassionante problema; sono certo che specialmente per
coloro che si affacciano ora sul vasto orizzonte delle
esperienze pentecostali sarà gradito ascoltare
unopinione che possa aiutare a superare
perplessità o incertezze.
Non credo che ci sia presunzione in questa dichiarazione
che vuol dare soltanto risalto al valore di
unesperienza vissuta nel seno di un movimento che
ha cercato e cerca di esaltare il valore della vita
carismatica.
Collegamento
allo studio originale sul sito dal sito della Chiesa di Roma alla
pagina interna raggiungibile al link seguente |
RIASSUMENDO:
1. Che cos'è la "glossolalia"
e quali manifestazioni produce
La "glossolalia" o "dono
delle lingue" è un dono spirituale che,
come tutti i doni spirituali, conferisce
capacità soprannaturali, le quali, cioè, si
manifestano, attraverso i credenti non ignorando,
ma superando la loro personalità; intelligenza,
azione, parola, quando scaturiscono dallo Spirito.
La "glossolalia" permette al credente
di esprimersi in "lingue" sconosciute
senza lintervento dellintelligenza o
della cultura.
Il fenomeno spirituale non può essere studiato e
compreso a mezzo della scienza medica perché
appartiene alla sfera del divino e i tentativi
compiuti dalle varie discipline scientifiche per
interpretare il fenomeno, si sono sempre
dimostrati inefficaci.
Il glossolalo parla, ma non comprende le proprie
parole perché sono "proprie" soltanto
entro i limiti delluso delle corde vocali,
cioè entro i limiti della "partecipazione
fisica", ma, lessere usato dallo
Spirito implica la realizzazione di una
esperienza altamente edificativa.
2. La "glossolalia" nella
Bibbia
In questo breve scritto si affronta "esclusivamente"
il problema della glossolalia in relazione alla
vita carismatica alla luce della Scrittura.
1. Già nel primo libro della Bibbia
viene rapidamente descritto lintervento
di Dio fra gli uomini a Babele con la
confusione delle lingue di tutta la terra (Genesi
11:9).
2. Dopo il passo ricordato, la Bibbia non
torna più a parlare in maniera esplicita del
miracolo delle lingue
3. Paolo nella prima epistola ai Corinzi cita
un passo della "legge" che
rappresenta una profezia relativa alla
glossolalia.
4. Non possiamo escludere che la glossolalia
possa anche avere avuto un posto ed una
manifestazione nei circoli profetici (1 Sam.
19:20-24)
5. Neanche Gioele, definito il profeta dello
Spirito Santo, che pure indugia nel parlare
delle esperienze o dei doni spirituali, fa
menzione della glossolalia.
6. I quattro Vangeli espongono, completandosi
vicendevolmente, la dottrina dello Spirito
Santo. Nonostante questabbondanza di
materiale di studio, la sola citazione
relativa alla "glossolalia" la
troviamo nellultimo capitolo del
Vangelo di Marco e non in riferimento al
soggetto dello Spirito Santo, ma a quello
della fede.
7. Solo in Fatti 2:4 troviamo il passo
successivo che cintroduce pienamente
nellargomento perché descrive
lesperienza dei cristiani raccolti
nellAlto Solaio.
Questo
passo è il più esauriente non soltanto nella
descrizione del fenomeno allepoca
apostolica, ma anche nellillustrarne tanto
laspetto formale, quanto i contenuti
sostanziali.
3. La "glossolalia" come segno
esteriore del "Battesimo" di potenza
Il battesimo non è solo conoscere lo Spirito,
realizzare un'azione dello Spirito, ricevere
uneffusione di Spirito, ma è «essere
riempiti dello Spirito» (Fatti 2:4).
Comè confermato dal libro dei Fatti,
soltanto la pienezza del battesimo produce l'immediata
e quasi irrefrenabile manifestazione carismatica
delle lingue; questo, però, non significa che il
credente non possa realizzare e quindi esercitare
alcuni doni spirituali anche prima e senza il
battesimo nello Spirito (Luca 10:27).
4. Biblicità ed attualità del dono
delle lingue
Che il fenomeno sia perfettamente biblico lo si
evince dal fatto che:
È annunciato
velatamente nellAntico Testamento
Appare
nel Vangelo e viene promesso come
manifestazione carismatica e come segno
distintivo della chiesa
La chiesa degli
Atti, dalla Pentecoste in poi, realizza il
dono divino e lo esercita come normale
manifestazione della vita cristiana.
LApostolo
Paolo nella prima epistola ai Corinzi non
soltanto ci fa sapere che il "dono delle
lingue" è presente ed attivo nella chiesa,
ma ci fornisce anche tutte le delucidazioni
necessarie a chiarire la "dottrina"
della glossolalia, come particolare di quella
più vasta della vita carismatica della chiesa.
Che il fenomeno non sia tramontato assieme alla
chiesa apostolica è ampiamente provato dalla
storia.
Nella nostra generazione, poi, il problema è di
scottante attualità perché riproposto prima dal
movimento definito "pentecostale" e
quindi ribadito con vivacità, ma forse anche con
imprecisione, dai tanti movimenti generalmente
censiti sotto il nome di "neo-pentecostali"
o quello più ambizioso di "carismatici".
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